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Entriamo in punta di piedi in queste parole, in queste scene, in questa
storia. È una storia che ci riguarda tutti, ancora oggi.
Entriamo SCALZI. Diversamente non si entra, si resta fuori.
La Passione narrata da Marco è la più umana. I luoghi, i nomi, gli
atteggiamenti, gli inganni, le lacrime e i silenzi incontrati mostrano tutto il lato tragico delle
ultime ore di Gesù di Nazareth.
Gesù è il fratello. Di tutti!
Ci ha raggiunto non con le romanticherie o con le consolazioni religiose, nemmeno scendendo dalla
croce.
Fratello fino a che punto? Fino a condividere la
passione con le sue sofferenze e la sua morte. Come quella che sperimentano ancora oggi tanti nostri
fratelli e sorelle anche a causa di questa dura pandemia come pure ogni uomo e donna che lotta e
soffre per la giustizia e per la verità, pensiamo per un attimo ai nostri fratelli
Birmani...
Dio entra dentro le nostre coordinate, abita
tutta la storia e la geografia del dolore e semina scintille di infinito e di speranza anche nel
buio più pesto.
Se ci sorprende l’odio che incontra o la codardìa dei suoi amici, ci sconcerta soprattutto
il silenzio di Dio davanti al grido del Figlio “Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”.
Silenzio drammatico.
Davanti a quel grido, eco del grido di tanti nostri fratelli e sorelle
in umanità, fermiamoci una buona volta e ascoltiamolo.
Lasciamoci ferire da quel grido. Diversamente la Pasqua non arriva!
Fissiamo Gesù, nostro fratello. Non lasciamolo solo.
Venite adoriamo!